Cosa visitare a Tivoli in un week-end

Tivoli è un’antica cittadina a circa 30 km da Roma, che sorge in posizione elevata sulle pendici dei monti Tiburtini, famosa per le sue ville e le sue terme.

Se ad attirare i turisti sono principalmente il sito archeologico di Villa Adriana e la splendida Villa D’Este, un visitatore più attento e con più tempo a disposizione può scoprire che Tivoli non è tutta qui, ma racchiude inaspettati tesori.

Noi ci siamo riservati due giorni per scoprirla con tre notti di pernottamento.

L’offerta di strutture è molto varia; dai piccoli bed & breakfast del centro storico agli agriturismi ubicati nella campagna intorno, fino ai raffinati grand hotel situati in posizioni più defilate rispetto al centro.

La nostra scelta è un compromesso che contempera diverse esigenze: la vicinanza alla città ed al sito archeologico di Villa Adriana (appena 2 km), la possibilità di avere un parcheggio gratuito a disposizione all’interno della struttura, camere ampie e ben arredate, un ristorante interno convenzionato, qualora si arrivasse tardi e non si avesse intenzione di uscire, nonché una bella piscina, che con un tempo clemente non guasta mai.

Arriviamo così, dopo una giornata trascorsa a visitare l’alto Lazio, stanchi e sotto la pioggia, all’hotel Cristallo Relais di Tivoli, dove ci viene riservata una calda accoglienza.

Vista la serata temporalesca, decidiamo di cenare nel ristorante convenzionato interno all’albergo, dove a prezzi davvero favorevoli consumiamo un buon primo ed un altrettanto secondo, mentre organizziamo la giornata successiva.

Il giorno dopo un bel sole ci accoglie di prima mattina, dopo la pioggia della sera precedente.

Il nostro primo obiettivo è la visita di Villa d’Este non appena apre, per evitare le file. 

Sono 6 i chilometri che dobbiamo percorrere per arrivare a Tivoli partendo dal nostro albergo.

Sulla sinistra vediamo la deviazione per Villa Adriana…la memorizziamo per il giorno successivo…mentre l’antica via Tiburtina inizia ad arrampicarsi con curve attorno alla collina.

Notiamo sulla sinistra un’antica costruzione circolare; è il cosiddetto Tempio della Tosse, di epoca romana, che attualmente è in fase di ristrutturazione e parzialmente inglobato in una proprietà privata.

Ancora un’altra curva e sbuchiamo sul piazzale panoramico, dal quale la vista spazia sulla campagna romana in basso e i monti tiburtini in alto; è la Piazza Giuseppe Garibaldi!

Proseguiamo alla ricerca di un parcheggio, che troviamo proprio dietro la Rocca Pia, è a pagamento, ma diversamente non si può fare.

Piazza Giuseppe Garibaldi, Tivoli
Piazza Giuseppe Garibaldi, Tivoli

VILLA D’ESTE

A piedi ci dirigiamo verso Villa D’Este, che rimane ad appena 350 mt. e qui abbiamo la sorpresa di non trovare file, facciamo il biglietto e prendiamo un’audioguida. 

Considerato il sole gradevolissimo e l’aria tersa grazie al temporale del giorno precedente, decidiamo di visitare per i primi i giardini esterni e successivamente gli interni.

Uscendo quindi sull’immenso terrazzo che affaccia sui giardini, ci si para innanzi una vasta area digradante verso le mura, che circoscrivono i giardini e l’ingresso principale, ora chiuso al pubblico.

Ovunque una profusione di magnifiche fontane zampillanti, che sfruttano le acque del vicino fiume Aniene, di peschiere ugualmente piene d’acqua, di aiuole ben curate, separate fra loro da sentieri ed alberi e fiori in abbondanza.

Credo che la primavera sia la stagione migliore per vedere tutta la fioritura di tulipani, giacinti, giunchiglie e altre piante, che con i loro colori rallegrano i giardini.

Si contano almeno 100 fontane, dedicate a divinità greco romane e a figure mitologiche.

Famosissimo è il viale delle 100 cannelle che attraversa orizzontalmente il giardino, caratterizzato da una fila di mascheroni dalla cui bocca fuoriesce l’acqua, che si riversa poi in una vasca sottostante.

Altre fontane però meritano la nostra attenzione, come la fontana dell’Ovato, una delle più grandi, simbolo della Città di Tivoli, formata da un’esedra semicircolare, al cui interno è collocata una grande vasca, che prende l’acqua direttamente dal fiume Aniene, attraverso tutta una serie di condutture. 

Degna di nota è anche la fontana del Bicchierone, realizzata da Gian Lorenzo Bernini e composta da un alto calice (il bicchierone appunto), che poggia sopra ad una conchiglia, da cui sgorga uno zampillo d’acqua.

Il materiale utilizzato per la sua realizzazione è materiale povero, quali mattoni, malta e stucco, senza l’impiego del più pregiato travertino.

Non mancate comunque di soffermarvi ad osservare la fontana della Rometta, la fontana Europa, quella di Proserpina e quella dei Draghi, ma solo per citarne alcune di quelle che più mi hanno colpito. 

Noi abbiamo seguito sia la mappa, che l’audioguida che ci è stata fornita. Una a coppia è sufficiente e in questo modo non abbiamo saltato nulla, spiegazioni comprese!

Chi preferisce però può anche passeggiare fra i sentieri dei giardini e lasciarsi trasportare dalla loro magica atmosfera…

Dopo la visita ai giardini, dove abbiamo assistito anche alla suoneria della fontana dell’organo, in stile barocco e recentemente restaurata, entriamo all’interno della villa.

La villa, che insieme ai suoi giardini appartiene al Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, è di epoca rinascimentale e fu voluta dal Cardinale Ippolito D’Este, figlio di Alfonso I, Signore di Ferrara e di Lucrezia Borgia.

Quando il Cardinale d’Este arrivò a Tivoli intorno all’anno 1550, in qualità di governatore della città, così nominato dal Papa Giulio III, quale ringraziamento per aver contribuito alla sua elezione, fu costretto ad abitare in un vecchio e scomodo convento.

Ben diversa era la vita di Ippolito abituato all’elegante e sofisticata corte ferrarese, pertanto cominciò a pensare alla costruzione della villa attuale, che sorge su una precedente villa romana, affidando il progetto all’architetto Pirro Liguoro.

La villa rimase di proprietà della famiglia d’Este, che poi si fuse con quella degli Asburgo, fino al 1918, quando passò allo Stato italiano.

Gli appartamenti sono molto belli, con affreschi e decori, ma purtroppo privi di arredamenti, perché la villa conobbe anche un periodo di decadenza, durante il quale gli arredi e le collezioni furono disperse.

Impieghiamo quasi tre ore a visitare tutto il complesso, dopo di che torniamo in piazza Garibaldi per mangiare alcune pizzette al taglio presso Alice Pizza, una pizzeria in franchising, che sforna delle pizze molto sfiziose con un impasto delizioso. Noi mangiamo in un tavolino all’interno del locale, ma ci sono anche tanti tavoli all’aperto. Davvero una piacevole sorpresa!

Ora che si siamo ritemprati, attraversiamo tutto il centro storico dirigendoci verso il Parco di Villa Gregoriana.

 

 

VILLA GREGORIANA

Villa Gregoriana o Parco di Villa Gregoriana, così come ribattezzato dal FAI dopo i lavori di restauro degli anni 2002-2005, è un luogo estremamente insolito.

Si tratta di un’area compresa fra l’acropoli dell’antica Tibur ed il fiume Aniene, nel passato luogo di passaggio per i pastori dell’alta valle dell’Aniene, che durante il periodo della transumanza attraversavano la zona con le loro greggi per arrivare alla piana del Tevere.

Su quella che era l’antica acropoli spiccano ancora le rovine del tempio di Vesta, di forma circolare e di quello della Sibilla, rettangolare, che affacciano sul bordo della rupe in fondo alla quale scorre il fiume Aniene.

Il ponte gregoriano collega questa parte della città all’ingresso principale della Villa Gregoriana, in concessione al FAI che gestisce il luogo. 

Pagato il biglietto d’ingresso, si entra in quello che ci appare come un enorme parco, che si distende in quella che in passato era definita la Valle dell’Inferno, scavata dalla forza delle acque del fiume Aniene, che arrivavano qui dopo ben quattro salti di circa 100 metri.

Le tumultuose acque del fiume provocavano spesso inondazioni, distruggendo case e causando innumerevoli danni. 

Dopo l’ultima disastrosa inondazione dell’Aniene nel 1826, il Papa Gregorio XVI diede l’impulso definitivo alla realizzazione di un’opera idraulica, che convogliava il corso del fiume Aniene dalla città in due cunicoli scavati sotto il monte Catillo, da uno dei quali fuoriesce una cascata di 100 metri.

Intorno alla cascata fu costruito questo vasto parco, che ingloba anche i resti dell’antica domus di Manlio Vopisco ben integrati nella parte superiore del parco.

Sentieri ben curati scendono nella gola, uno dei quali porta alla terrazza panoramica da cui ci si può affacciare per ammirare il salto della grande cascata.

Scendendo, si raggiungono la grotta delle Sirene e quella del Nettuno, ammirando altre cascatelle minori.

Raggiunto il fondo si risalgono poi i gradini sul versante opposto, per sbucare accanto ai due templi di cui parlavo all’inizio.

Il parco è molto romantico e noi abbiamo avuto la fortuna di visitarlo in un venerdì pomeriggio di inizio aprile, quando ancora non c’era troppa gente ed il silenzio contribuiva a creare una bellissima atmosfera, molto serena e rilassante.

Quando usciamo dal Parco, ci sono ancora un paio d’orette di luce e così decidiamo di visitare il centro storico cittadino, in modo particolare cerchiamo la cosiddetta Casa Gotica, di cui abbiamo sentito parlare.

Si tratta della costruzione più antica della città, in quanto risale al XIII secolo.

Situata al civico 29 di via Campitelli, in fondo ad una strada a scalini, è un edificio a tre piani, che in passato ospitava al piano terra una bottega.

 Al primo piano vi si accede attraverso una bella scala esterna, mentre al secondo con una scala interna.

E’ decorata con elementi in travertino che rispondono a stili diversi. Si vede chiaramente, ad esempio dalla colonna, che sono stati asportati pezzi da Villa Adriana.

Davanti alla casa una splendida fontana, ricorda quelle di Villa d’Este.

Proseguiamo scendendo verso la cinta muraria del giardino di Villa d’Este, dove in passato era situato l’ingresso monumentale e scopriamo un altro luogo per una possibile visita; il santuario di Ercole Vincitore.

 

Per una questione di orari di apertura dei siti, il nostro secondo giorno di visita della città di Tivoli si svilupperà così: in mattinata Villa Adriana, il pomeriggio dedicato alla visita della Rocca Pia e del Santuario di Ercole Redentore.

Ora però un certo languorino ci spinge alla ricerca di un locale per cenare…così scegliamo di mangiare all’Antica Osteria del Falcone, sulla strada per tornare al parcheggio. Il locale è carino, i piatti non proprio memorabili e sicuramente non a buon mercato.

 

VILLA ADRIANA

La fortuna ci assiste ed anche questo sabato mattina si apre con uno splendido sole, che sicuramente renderà più gradevole la visita a Villa Adriana.

Siamo i primi a fare il biglietto d’ingresso al sito archeologico di Villa Adriana, a cui aggiungiamo anche l’audioguida e ad entrare nel complesso. In tal modo tutta la parte iniziale della nostra visita si svolge in solitaria.

Villa Adriana deve il suo nome all’imperatore Adriano, che qui fece costruire dapprima la sua residenza imperiale, su un’area di circa 120 ettari e poi tanti altri edifici a servizio della residenza principale, in un’area complessiva che si stima intorno ai 300 ettari.

Si tratta infatti di una vera cittadella, il cui scopo era quello di isolare l’imperatore dai suoi sudditi, situata a circa 28 km da Roma ed estesa sino alle pendici dei monti tiburtini.

Si pensa che l’area sia stata scelta perché vi era una precedente villa romana appartenente alla moglie di Adriano e per la presenza di materiali da costruzione, quali travertino, tufo e calcare, da cui di estrae la calce.

Il complesso fu costruito in tre fasi successive e solo negli ultimi anni della sua vita, Adriano poté godere di tanta bellezza che aveva contribuito a creare.

Si dice che i vari complessi che compongono il sito archeologico siano ispirati a luoghi che l’imperatore Adriano aveva visitato nei suoi tanti viaggi, ma la rievocazione è solo alla base dell’idea, perché tutte le costruzioni furono realizzate con maestranze e tecniche romane.

La prima zona che visitiamo è quella del teatro marittimo, dalla struttura davvero singolare.

Si pensa appartenesse alla parte privata della residenza imperiale, di cui attualmente rimane solo una parte di portico circolare con delle colonne ioniche, che si affaccia su un canale al centro del quale c’è un isolotto con un’altra costruzione, senza alcun collegamento con la parte esterna.

Probabilmente era raggiungibile solo attraverso un ponte mobile.

Vicino a questa zona, si trovano le rovine della cosiddetta biblioteca greca e gli hospitales, alloggi per ospiti di rango inferiore, sacerdoti, ufficiali della coorte pretoria, costituiti da un ampio corridoio a mosaico bianco con crocette nere, ai lati del quale si aprono dei cubicoli, che corrispondevano alle stanze da letto, anche questi con la pavimentazione a mosaico.

Le costruzioni sono tantissime, impossibile enumerarle qui, ma quelle che più mi hanno colpito, insieme a quelle già citate sono la piazza Piazza d’Oro, le terme,  il Canopo e il Serapeo.

La piazza d’Oro ci appare ora come una vastissima spianata delimitata ai lati da quelli che in passato erano portici a colonne in marmo cipollino e granito verde egiziano.

Attualmente è completamente spoglia dei suoi tesori, sottratti durante un sistematico saccheggio durato per tutto il ‘500.

Al centro, una vasca un tempo piena d’acqua, fiancheggiata da due aiuole, ci fa immaginare che questo fosse un luogo di rappresentanza con fontane e giochi d’acqua.

Gli edifici delle terme, invece, ci fanno comprendere la differenza fra i ceti sociali; piccola, raccolta e raffinata la costruzione dedicata all’imperatore ed alla sua stretta cerchia (Piccole Terme) ed enorme quella per il personale di servizio (Grandi Terme), che ha ancora una copertura a crociera in perfetto equilibrio, nonostante la mancanza di uno dei quattro punti d’appoggio.  

E’ però il Canopo con il Serapeo la struttura che più attrae l’attenzione, poiché fra tutte sembra la struttura meglio conservata.

Il Canopo non è altro che un bacino d’acqua rettangolare, che rappresenta il canale che congiunge il porto egiziano di Canopo, situato sul delta del Nilo al porto di Alessandria. 

E’ contornato da colonne e statue e termina di fronte al Serapeo, una struttura con una volta sferica che riproduce il tempio della Dea Osiride di Alessandria.

Se il Teatro Marittimo è la parte più intima e privata di Villa Adriana, la zona del Canopo e del Serapeo è quella pubblica e mondana.

Il complesso è davvero vastissimo e richiede impegno e buone gambe se lo si vuole vedere nella sua interezza, ma la fatica è compensata dalla bellezza del luogo, non solo delle costruzioni, ma anche della natura in cui esse sono immerse, che in questo inizio di primavera si rivela al suo massimo splendore.

Dal 1999 Villa Adriana appartiene al patrimonio dell’umanità dell’UNESCO, questo significa che è una zona protetta e che come tale deve essere preservata.

Purtroppo i piani regolatori del Comune di Tivoli e le decisioni della Giunta Regionale, che in questa zona voleva concedere l’autorizzazione per una discarica, rischiano di minacciare e far perdere lo status quo di patrimonio tutelato dall’UNESCO a Villa Adriana.

Un articolo che ho letto recentemente sembra scongiurare per il momento questo pericolo, anche grazie alla campagna portata avanti da cittadini, Sindaci più oculati e testate giornalistiche sensibili alle tematiche ambientali ed alla conservazione dei siti naturali ed archeologici.

Impieghiamo tutta la mattinata e buona parte della pausa pranzo all’interno di Villa Adriana, per poi dirigerci velocemente a Tivoli, dove dobbiamo prenotarci per le visite guidate alla Rocca Pia, che partono alle 15:00.

Dopo esserci registrati, non c’è tempo per un pranzo neppure veloce ed è così che consumiamo un buon gelato seduti sulle panchine di Piazza Garibaldi, il luogo che ormai è divenuto la base delle nostre visite alla città.

 

LA ROCCA PIA

La Rocca Pia, recentemente ristrutturata, nel periodo da noi visitata, era aperta al pubblico con visite guidate gratuite. Il personale che ci ha accompagnato era molto entusiasta di tale recupero dei luoghi, molto carino e disponibile nei nostri confronti, a rispondere a tutte le domande.

La Rocca fu costruita intorno alla metà del 1400 da Papa Pio II Piccolonomi, lo stesso Papa a cui si deve la costruzione dei bei palazzi rinascimentali di Pienza, quando la città di Tivoli, dopo continui conflitti e lotte intestine, dovette accantonare le proprie ambizioni di libero Comune ed assoggettarsi alla dominazione papale.  

Essa pertanto è il simbolo del potere del Papa, che facendola costruire in zona sopraelevata e decentrata rispetto all’allora centro cittadino, voleva rappresentare una presenza del suo controllo sulla città.

Pensata come fortezza, costruita in stile medievale, si rivelò ben presto inadeguata al suo scopo e conobbe pertanto altri utilizzi, non da ultimo anche come carcere cittadino.

Dall’alto degli spalti si può ammirare un bel panorama sulla città!

Terminata la visita guidata, ci apprestiamo a concludere la nostra permanenza nella città di Tivoli con il Santuario di Ercole Vincitore.

 

IL SANTUARIO DI ERCOLE VINCITORE

Il Santuario di Ercole Vincitore, costruito defilato rispetto alla città, a circa 300 mt. dalle antiche mura cittadine, era un luogo di culto sacrale dedicato ad Ercole, che sorgeva su una rupe alta 100 mt. sul fiume Aniene, che scorre in basso. 

Il luogo, molto vasto, non presenta di per sé complesse particolarità architettoniche, ma difficoltà tecniche di realizzazione dovute al superamento del dislivello fra il fiume e la zona dove sorge il santuario.

Era composto da un quadrilatero con portici, anche sovrastanti, disposti su tre lati, al centro, staccato dal resto della struttura, sorgeva il tempio dedicato ad Ercole e davanti era stata costruita la cavea di un teatro del diametro di 60 metri.

Attualmente del santuario rimane solo la base e del teatro alcuni gradini. Parte dei portici sono invece stati recuperati e ripristinata la via Tecta, una galleria muraria che ingloba l’antica via consolare, con lucernari aperti sul piazzale superiore ed ai lati numerosi ambienti, destinati a più funzioni.

Il complesso con il tempo perse la sua connotazione di luogo sacro e fu utilizzato per scopi artigianali ed industriali, fra cui una cartiera e da ultima, una centrale idroelettrica dell’ENEL, che sfruttava la forza delle acque del fiume Aniene.

Siamo gli unici visitatori in quelle ore tranquille che precedono il tramonto, tutti sono più attirati dalla visita alle altre ville di Tivoli…qui però il luogo ed il paesaggio che si può ammirare, stimolano alla tranquillità e all’introspezione interiore, restituendo al luogo quella sua passata sacralità!

Anche qui il personale è molto gentile e disponibile e ci invita a visitare il museo collegato alla struttura, che contiene molti reperti, in primo luogo statue rinvenute nel sito.

Questa visita è stata una bella sorpresa, il luogo incantevole e ricco di storia, se capitate a Tivoli cercate di includerlo nel vostro itinerario perché merita davvero!

Questi due giorni a Tivoli ci hanno riempito gli occhi ed il cuore di bellezza, ma anche il corpo reclama la sua parte, pertanto ci avviamo a cena in una tipica trattoria dalla cucina tradizionale.

Da Gabriella ci accoglie un ambiente caldo e alla mano, dove assaggiamo un menù completo con scelta fra carne o pesce…spero che siate delle forchette migliori di noi, diversamente non riuscirete ad arrivare alla fine di questo menù ricco di tanti piatti abbondanti…

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