Una giornata a Cividale del Friuli fra arte Romana e Longobarda

Per la mia prima esperienza in questa regione di confine, il Friuli Venezia Giulia, terra di frontiera e di passaggio, di unione con l’Europa orientale, che spazia dalle alpi con le sue dolomiti d’oltre Piave al mare con le sue lagune, scelgo di visitare Cividale del Friuli, cittadina ricca di storia inserita in un bel contesto naturale.

Cividale del Friuli sorge in pianura, ai piedi dei colli friulani orientali, sulle sponde del fiume Natisone ed a circa 30 km dal confine Sloveno, dove la strada si collega alla media e alta Valle dell’Isonzo presso Caporetto, di cui abbiamo trattato nel Viaggio in Slovenia.

Dal 2012 Cividale è entrata a far parte del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco e devo dire che visitandola se ne comprendono appieno i motivi.

Fondata dai romani, si dice niente di meno che da Giulio Cesare, la cui statua in bronzo è posta di fronte al Municipio, reca importanti tracce del periodo longobardo essendo uno dei sette luoghi in Italia, che conservano traccia di questa importante presenza.

 

L’ingresso alla città è segnalato dall’attraversamento del Ponte del Diavolo sul fiume Natisone, dal quale si ha un’incantevole visione d’insieme sulla città.

Prima di passare il ponte consiglio di scendere la scalinata che sulla sinistra arriva fino al letto del fiume per ammirare il ponte dal basso.

Una volta risaliti, seguite le indicazioni che dalla parte destra conducono ad un punto panoramico, da cui si possono scattare foto ed ammirare la limpida acqua che scorre in fondo e lascia trasparire i grossi sassi al centro del fiume.

Il nome del ponte si narra sia dovuto dal fatto che, i cividalesi, per la sua costruzione, chiesero l’aiuto del Diavolo, il quale acconsentendo pretendesse l’anima di chi per primo avesse attraversato il ponte. I cividalesi lo beffarono facendo transitare per primo sul ponte un animale (gatto o cane, alcune fonti parlano di un maiale).

 

Poco dopo aver attraversato il ponte, sulla destra, si erge il Duomo con il suo campanile, mentre sulla sinistra il palazzo in mattoni rossi con archi ad ogiva, rappresenta la sede storica del Municipio.

Entrati all’interno del Duomo, possiamo ammirare sulla destra alcuni affreschi, nell’abside una pala di altare in bronzo e sulla sinistra un crocifisso ligneo. 

La parte più interessante del complesso è però il Museo Cristiano e Tesoro del Duomo, che all’epoca della nostra visita risultava essere chiuso.

In realtà non ci arrendiamo e tentiamo ugualmente di entrare. 

Veniamo premiati dalla fortuna: si è appena conclusa la visita di un gruppo a cui avevano aperto il museo su richiesta e così ci concedono mezz’ora di tempo per visitare il museo, che comunque è piccolino.

Il mio consiglio, in quest’epoca di pandemia e distanziamento sociale, che ha modificato le modalità di fruizione delle visite, è quindi quello di verificare direttamente con gli uffici turistici e i musei, la possibilità di accedere, non limitandosi alle sole notizie riportate sui siti web.

E’ incredibile come in una città così piccola vi siano ben tre musei degni di nota, che intendiamo visitare e pertanto facciamo un biglietto cumulativo molto vantaggioso del costo di 9 €.

Il museo Cristiano e del Tesoro del Duomo contiene tre “pezzi” eccezionali che da soli valgono il prezzo del biglietto; si tratta del decoratissimo altare del Duca Rachtis, dell’elegante fonte battesimale di Callisto, di epoca longobarda (VIII secolo d.c.) e dell’imponente cattedra su cui sedettero ben 26 Patriarchi. 

In tempi normali un gruppo di luci al LED colora lentamente i bassorilievi dell’altare di Rachtis, ricostruendo come apparivano in origine, ma al momento della nostra visita tale modalità non era disponibile.

 

Dopo il museo cristiano decidiamo di visitare il Museo Archeologico, che ha sede nella piazza adiacente il duomo, all’interno dell’incantevole palazzo dei Provveditori Veneti, progettato dal Palladio.

E’ un vero peccato che la piazza, su cui affacciano altri importanti palazzi, sia rovinata dalle auto regolarmente in sosta, poiché adibita a parcheggio.

Il piano superiore del museo archeologico è dedicato al periodo longobardo e pertanto vi si trovano tantissimi oggetti rinvenuti nelle campagne di scavo, che hanno portato alla luce antiche tombe e sepolture, diffuse in aree diverse nelle campagne intorno a Cividale; pezzi di spade, umboni di scudi, monete, collane, spille gioiello, fibule sono una vera festa per gli occhi…

Al piano inferiore fra i reperti di epoca romana spiccano alcuni bellissimi mosaici.

Trattandosi di un lunedì, la nostra visita si deve concludere necessariamente per le ore 13.00, mentre negli altri giorni della settimana il museo è aperto anche nel pomeriggio.

Il tempo a disposizione è comunque sufficiente e all’uscita dal museo pranziamo nel ristorante pizzeria 4S, proprio di fianco al museo, gustandoci una buona pizza e una focaccia.

 

Abbiamo una prenotazione per la visita al Tempietto longobardo, situato all’interno del monastero di Santa Maria in Valle, per le ore 15:00, considerato che consultando il sito web era possibile accedere solo con la prenotazione.

In realtà essendoci pochi turisti hanno fatto entrare anche coloro che non erano prenotati, ma come dico, è sempre buona norma non affidarsi alla fortuna, ma verificare preventivamente.

 

Approfittiamo del tempo fra la fine del pranzo e l’inizio della nostra visita al Tempietto longobardo per dirigerci al nostro alloggio.

Abbiamo prenotato, nella zona poco prima del ponte, una stanza al Borgo di Ponte Holiday Apartments & Rooms, gestito da Silvia, che ci accoglie molto calorosamente e ci fornisce tanti suggerimenti per il nostro soggiorno a Cividale e anche per i dintorni.

La struttura è nuova, molto pulita, in un’ottima zona e la stanza messaci a disposizione molto ampia, tanto da avere anche una zona cucina ben attrezzata. Messi a posto i bagagli, si riparte alla scoperta della città.

Lungo la strada per arrivare al Monastero di Santa Maria in Valle, notiamo le indicazioni per l’ipogeo celtico, che non avevo messo in conto di visitare, perché pur essendo ad ingresso libero, occorre recuperare le chiavi all’Ufficio turistico in centro o presso il monastero. Causa Covid tuttavia è chiuso.

Le visite al Tempietto Longobardo sono contingentate per numero onde evitare il sovraffollamento e iniziano al pomeriggio dalle ore 15:00 alle 18:00 nelle giornate feriali, mentre nei festivi non vi è l’interruzione per pausa pranzo, ma l’orario è continuato dalle 10:00 alle 18:00.

All’interno del Monastero, in un’ampia sala, sono stati collocati per il restauro, gli stalli lignei che appartengono al famoso tempietto longobardo. 

Quest’ultimo, raggiungibile attraversando un chiostro interno con delle belle ortensie, non ci appare al suo massimo splendore, a causa dei lavori di restauro in corso; sul pavimento l’asportazione degli stalli lignei ha lasciato due profonde voragini.

Si possono tuttavia ammirare gli splendidi affreschi sul soffitto, le eleganti colonnine cesellate, la lunetta che riporta una fascia di vitigni e grappoli d’uva e le imponenti sei statue bianche di sante collocate sopra la lunetta.

L’interno è piccolo e non può contenere più di quattro visitatori alla volta, per cui il personale addetto alle visite consiglia di impiegare il tempo dell’attesa nel Belvedere, terrazzino panoramico che affaccia sul fiume Natisone con veduta sulle antiche case medioevali del Borgo Brossana.

 

All’uscita dal Monastero la strada prosegue verso la bellissima chiesetta esternamente affrescata dei Santi Pietro e Biagio. 

Proseguendo lungo la via Brossana si percorre tutto l’antico borgo, le cui case sono però state tutte recuperate; sul lato destro affacciano sul Natisone con piccoli e deliziosi giardini, in alternanza con discese alle spiaggette sul fiume, mentre sul lato destro le case sono più grandi e i giardini hanno un più ampio respiro, spaziando verso le montagne che si intravedono in lontananza.

Dopo aver percorso la parte più antica della città troviamo la cosiddetta Casa Medioevale, considerata la casa più antica della città, si pensa sia stata costruita su un’antica torre ed ha ospitato nel passato il negozio di un orefice.

 

Concludiamo la nostra visita alla città dirigendoci verso quello che ci è stato segnalato come il suo fulcro più vivace; Piazza Paolo Diacono

Su questa piazza affacciano bellissimi colorati palazzi e il caffè longobardo. 

Al centro una fontana, tutt’intorno bar con tavolini e gente che gusta un aperitivo….ma dopo tutto questo peregrinare è giunta anche per noi l’ora di cena.

Decidiamo di seguire il consiglio di Silvia e cenare all’Osteria Leon d’Oro, fra l’altro vicinissima alla nostra sistemazione. 

Anche se sono quasi le 21:00 sembra non esserci posto per un tavolo da due, ma poi la gentilissima ragazza che ci ha accolto, ci invita ad accomodarci ad un tavolo da sei, a cui toglie i coperti in più, adattandolo per noi.

Il menù è ricco di piatti, spaziando dagli antipasti, ai primi e ai secondi e terminando con i dolci. 

Iniziamo con un antipasto di verdure fritte accompagnate da verdure sott’olio molto gustose. 

Poi io prendo una crepe ripiena di verdure su una crema di fonduta e mio marito delle costine di maiale accostate a della verza saltata con speck. 

Per quanto riguarda il vino mentre io mi assesto su un tranquillo prosecco piuttosto frizzantino, mio marito prova un vitigno autoctono molto antico; il ribolla bianco

Terminiamo la cena con un gelato della casa al gusto di panna, sormontata da una salsina ai frutti di bosco.

La simpaticissima proprietaria ci congeda offrendoci un liquore di crema al gusto di melone!

Sazi e un po’ allegri torniamo a piedi al nostro alloggio, il giorno successivo andremo più a nord, verso la Carnia, dove mio marito affronterà in bicicletta la mitica salita dello Zoncolan

Nell’attesa ho già trovato un delizioso paesino da visitare, ma non aggiungerò altro…quindi seguitemi!

 

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