Irlanda del Nord – 8° tappa del viaggio in Irlanda

Dopo 10 giorni trascorsi a percorre la Repubblica d’Irlanda da nord a sud e poi ancora a nord, ci spingiamo ora nel più profondo nord dell’Irlanda che però fa parte del Regno Unito.

Sei furono infatti le contee che all’indomani del 1922, quando si costituì la Repubblica irlandese, rimasero sotto il dominio britannico.

Questa situazione ha portato, nel corso dei decenni, a contrasti tra cattolici e protestanti, che sono sfociati anche in azioni violente e attentati e che hanno riguardato principalmente la città di Belfast, che è la capitale dell’Irlanda del Nord e la città di Londonderry o più semplicemente Derry.

Grazie agli accordi del “Venerdì Santo” del 1998 la pace è tornata a regnare fra le parti ed è possibile attraversare la frontiera fra le “due Irlande” senza rendersi conto neppure del passaggio…certo ti accorgi che l’autostrada non ha più la sigla M davanti al numero, ma la lettera A e che le bandiere della Union Jack hanno sostituito il tricolore della Repubblica d’Irlanda.

Io spero solo che l’attuazione della Brexit non porti ad una ripresa dei conflitti e ci possa essere  libera circolazione fra le due Irlande.

Auspicando il meglio per il futuro, noi ci accingiamo ad entrare nell’Irlanda del Nord sotto un cielo piuttosto grigio, confidando che almeno non piova.

Nel frattempo relego gli euro in una tasca interna della borsa e tiro fuori le sterline per pagare il benzinaio.

Due  sono le giornate che dedicheremo interamente a questa zona; avevamo deciso di visitare Londonderry e poi tutta la costa, escludendo consapevolmente Belfast. 

 

GIORNO 1

Decidiamo però di cambiare programma, anche se a malincuore, perché vogliamo andare subito a visitare la costa in quanto temiamo di non riuscire a fare tutte le tappe prefissate, ma siamo anche consapevoli  che sacrificando ora la visita alla città di Londonderry, o Derry, difficilmente riusciremo a recuperarla!

Un po’ mi dispiace perché Londonderry porta i segni dei lunghi anni di lotta fra cattolici e protestanti, ma è ora una città pacificata.

Eppure prevale la voglia di vedere natura e paesaggi, ed è così che, dopo la partenza da Sligo, verso le 11.00 della mattina, arriviamo alla spiaggia di Downhill, nella contea di Derry.

La sua lunghissima spiaggia di 11 km ci appare fredda e sferzata dal vento.

Solo poche persone ben coperte osservano il mare, mentre alcuni cartelli ci rammentano che è stata una della location della serie TV “Il trono di spade”; più precisamente qui sono stati girati gli esterni di Roccia del Drago e qui Melisandre ha dato alla luce l’ombra che ha ucciso Renly Baratheon. Questo per gli appassionati di “Games of Thrones”.

Sulla spiaggia incombe una scogliera, dalla quale svetta un tempietto circolare; è il Mussenden Temple, che fa parte di Downhill Demesne, un sito storico che comprende, oltre al tempietto, anche i ruderi di un palazzo andato distrutto in un incendio e un cottage, chiamato Hazlett House, che con il suo tipico tetto in paglia è uno dei più antichi di tutta l’Irlanda.

Lasciata la spiaggia e proseguendo sulla strada costiera, incontriamo subito sulla destra due pilastri in mattoni sormontati dalle statue di due cani dall’aria piuttosto aggressiva, che indicano l’inizio del percorso di visita a Downhill Demesne

Oltre il cancello parcheggiamo l’auto e partiamo all’esplorazione del luogo che ci appare piuttosto desolato; un muretto delimita la proprietà, sulla sinistra una torretta circolare è quanto rimane probabilmente di una colombaia, poi prendiamo il sentiero che porta al Mussendem Temple, anch’esso una sorta di torre circolare, costruita a picco sulla scogliera.

Ben conservata, all’interno una vetrata consente una visuale mozzafiato sulla spiaggia sottostante e sulle scogliere ai lati. Si dice fosse la biblioteca del Vescovo, nonché Conte di Derry, proprietario dell’intera tenuta…ma qualcuno sussurra fosse una sorta di garçonnière, dove il Vescovo intratteneva la sua amante. 

Dal tempietto un sentiero conduce direttamente al Palazzo principale, che ora non è altro che un immane rovina, dopo che un incendio ha lasciato solo le mura esterne della costruzione, che un tempo era stata una principesca dimora. 

Il luogo, in questa giornata senza sole, è un po’ cupo, ma molto suggestivo, dall’alto il nostro sguardo spazia sulle scogliere circostanti, arrivando ad abbracciare anche la coste del Donegal, in lontananza.

 

Il nostro viaggio prosegue verso Dunluce Castle, che in linea d’aria è più avanti lungo la costa, ma la strada per raggiungerlo passa dall’interno, da Coleraine per la precisione, per poi tornare verso il mare.

Dunluce Castle o meglio, le rovine di quello che è stato il Castello di Dunluce, sono arroccate sulla sommità di un dirupo di basalto.

Attualmente precedute da un praticello dove decidiamo di consumare il nostro pranzo – ultimamente molto frugale perché sempre in viaggio – ci accingiamo a mangiare biscotti, crackers, tavolette di cioccolata e frutta secca per guadagnare tempo.

Un timido sole intanto si affaccia da dietro le nuvole, rinvigorendoci proprio mentre ci apprestiamo a visitare il sito, composto da una prima parte dove sono state rinvenute le case di coloro che servivano al castello, case modeste, risalenti al 1400/1500 di cui rimane poco più che il basamento, mentre in alcuni punti si riconosce la zona dove c’erano i camini con la canna fumaria in evidenza.

Per accedere al castello vero e proprio, di cui rimangono solo i muri – non c’è traccia di tetti – come abbiamo potuto verificare in tante altre parti d’Irlanda, percorriamo un ponte fisso, che sostituisce quello che in passato doveva essere il ponte levatoio.

Subito di fronte a noi si ergono due colonne tondeggianti, con una sorta di capitello a strati, che annunciano l’ingresso al castello vero e proprio, di cui ora non rimangono che un salone, alcune stanze e delle torri circolari, il tutto, rimarco, rigorosamente senza tetto!

Una guida ci indica alcune incisioni su una pietra scura…si riconoscono alcune imbarcazioni vichinghe, un drakkar e uomini ai remi, segno questo che in passato le coste subirono incursioni da parte di pirati scandinavi.

Sulla parte più verso il mare c’è una bellissima vista sul mare aperto, sulla scogliera e sulla spiaggia circostante, che circondata da scogli appuntiti, sicuramente non appariva accogliente a chi volesse approdarvi dal mare. Da un lato, un’apertura forma una sorta di finestra da cui poter ammirare un arco che il mare ha scavato nella scogliera.

Il castello risale al 1200 e fu conteso da diverse famiglie fino a quando i MacDonnel non si impadronirono del luogo divenendo Conti di Antrim.

Quando nel 1690 un crollo della cucina si portò in mare sette servitori con la cena della sera, il padrone di casa si convinse ad abbandonare il luogo, che da allora non fu mai più abitato.

 

Mentre ci apprestiamo ad uscire, notiamo una coppia di sposi con la loro particolare automobile in posa per alcune foto.

L’atmosfera del luogo è incantevole, ma sarà un altro, di cui vi parlerò a breve, il castello che più mi ha colpito su questo tratto di costa!

Abbiamo la fortuna che le giornate siano lunghissime, c’è luce fino oltre le 10.00 di sera, consentendoci di visitare così anche le Giant’s Causeway nella luce calda del pomeriggio inoltrato.

Arrivati in zona notiamo subito che è molto difficoltoso trovare un parcheggio esterno, pertanto siamo costretti ad utilizzarne uno della struttura. 

Ci avevano detto fosse a pagamento insieme al biglietto per il Centro Visitatori. In realtà ci lasciano parcheggiare e non ci chiedono nulla.

Il Centro Visitatori, costruito in ardesia nera, si mimetizza molto bene con l’ambiente circostante e da qui seguiamo la strada litoranea pedonale che porta alla Giant’s Causeway.

Prima di arrivarvi, in una piccola baia una roccia a forma di cammello attira la nostra attenzione, poi proseguiamo e poco dopo eccole lì, le Giant’s Causeway.

Devo dire che c’è più gente qui che in tutti i luoghi visitati finora.

Davanti agli occhi mi appare la più strana delle scogliere che io abbia mai visto…una serie di colonne ottagonali serrate le une alle altre…nessuna meraviglia che in passato le antiche popolazioni credessero che questa formazione non fosse naturale, ma creata dall’uomo…o meglio da un gigante che abitava in Scozia e che aveva costruito un sentiero necessario ad attraversare il mare per combattere contro un altro gigante irlandese!

La scogliera, che si è così formata in seguito ad eruzioni vulcaniche che hanno creato queste colonne di basalto, è in parte a livello del mare ed in parte sotto il mare, ma alcune colonne raggiungono anche i 12 metri di altezza, mentre altre, situate sopra ad una scogliera, si alzano per 28 metri sul livello del mare.

Ci allontaniamo dalla zona delle scogliere per risalire la cosiddetta Shepherd’s Steps, ossia la scala del pastore, scavata nella roccia: La percorriamo in salita, per giungere al sentiero panoramico che in cima, prendendo a destra, ripercorre a ritroso il percorso fatto in precedenza dal Centro Visitatori alla Giant’s Causeway.

Qui il panorama visto dall’alto è davvero eccezionale, la calda luce della sera rende il paesaggio ancora più bello e suggestivo ed è il momento migliore per immortalarlo nelle nostre foto.

 

E’ arrivato il momento di raggiungere il nostro Bed & Breakfast a Portstewart, una località di mare, che fortunatamente raggiungiamo con ancora un po’ di luce, perché né la strada né la struttura sono ben indicate.

Si tratta di un Bed&Breakfast davvero carino, situato in una zona periferica di una cittadina davvero piccola, il proprietario ci accoglie con calore e la stanza è la migliore fino ad ora incontrata!

Quando andiamo in paese la sera è ormai calata e tutti i ristoranti sono già chiusi, rimane solo un pub e un negozio di kebab, dove mi rifiuto di entrare…non sarò mica venuta in Irlanda per mangiare il kebab…ed è così che proviamo il pub locale dove servono pietanze anche abbondanti, ma che sono dei veri e propri attentati alla salute…il mio colesterolo salirà a 1000!

 

GIORNO 2

Il giorno seguente dopo un’abbondante colazione – mai mangiato crostini di salmone con formaggio spalmabile di prima mattina – un cielo grigio ed umido minaccia pioggia.

Mentre ci dirigiamo alla nostra meta – Carrick a-Rede Rope Bridge – leggo su un dépliant che ho preso ieri in giro, che la vicina Ballyntoy, che a breve incontreremo lungo la nostra strada, è stata la location del Porto delle Isole di Ferro nella serie TV “Il trono di spade” e così mia figlia insiste per fermarsi a visitarla.

Prendiamo quindi una stretta stradina che conduce in discesa verso il porto.

Sulla collina una manciata di case bianche abbarbicate sembra voler scivolar giù da un momento all’altro. In fondo un piccolo parcheggio dove lasciare l’auto.

Il luogo è deserto, inizia anche a piovigginare, mentre noi, ombrelli alla mano, percorriamo un sentiero costiero che segue il contorno della baia…davanti a noi scogli e isolette.

Il paesaggio è cupo, posso immaginare benissimo che non abbiano avuto alcuna difficoltà a creare l’atmosfera fosca delle Isole di Ferro!

 

Eppure, nonostante tutto ciò, quello a cui ci troviamo di fronte è un paesaggio estremamente affascinante, insolito per noi, che esploriamo in lungo e in largo salendo fino alla sommità di una collinetta per vedere cosa si cela oltre la sua cresta…il mare e altre isolotti sparsi simili a scogli che delimitano ulteriormente la baia…trascorriamo molto tempo in contemplazione di questo minuscolo porticciolo…ma arriva il momento di rimettersi in cammino…Carrick a-Rede Rope Bridge aspettaci…arriviamo!

Questa è una meta che mi entusiasma molto; un lungo sentiero costiero da percorrere per arrivare di fronte ad un isolotto collegato alla terraferma da un piccolo ponte di corda, utilizzato in passato dai pescatori, che lo montano ogni primavera.

Il ponte, lungo 20 metri, largo 1, oscilla ad una altezza di 30 metri, serviva ai pescatori per controllare le reti che intercettavano i salmoni nella loro migrazione lungo la costa per tornare ai fiumi dove erano nati.

Purtroppo quando arriviamo al parcheggio la pioggia si è fatta più insistente e tutta la nostra visita continua sotto questa pioggerellina che si infila dappertutto.

Mentre in fila aspetto il mio turno per passare il ponte, osservo i gabbiani in volo, che cercano di ripararsi negli anfratti della roccia dell’isolotto.

Quando raggiungiamo la sponda opposta e siamo sull’isola, un sentiero sterrato conduce in cima fino ad un prato verde dall’erba talmente spessa, che ci si affonda…la pioggia però ci impedisce di godere a pieno del paesaggio. Dall’altra parte invece il sentiero porta in basso ad una piccola costruzione, ma è chiuso.

 

Il ritorno, pur fra paesaggi mozzafiato è però sempre sotto la pioggia, nostra fastidiosa compagna.

Entriamo al bar del centro visitatori per prendere qualcosa di caldo e proseguiamo il viaggio lungo la costa fino a Kinbane Castle.

Arrivati al parcheggio, incredibilmente la pioggia è cessata e così possiamo tranquillamente osservare il castello che sorge in basso, su un promontorio calcareo, che si distacca dalla falesia di basalto.

Costruito dai MacDonnell, Conti di Antrim nel 1500, fu distrutto in seguito ad un assedio inglese e poi ricostruito nel 1555. Per arrivare dobbiamo scendere e poi chiaramente risalire 140 ripidi scalini, ma l’esperienza vale davvero la pena.

Siamo i soli a visitare il luogo, del castello rimane davvero poco, una mezza torre, un locale rettangolare a cielo aperto, ma l’ambientazione secondo me è anche più affascinante del castello di Dunluce, che pur è più grande.

 

Al ritorno, dopo aver risalito con fatica i 140 scalini, abbiamo appena il tempo di risalire in auto, che ricomincia a piovere copiosamente. Così in auto consumiamo un altro pranzo rimediato!

Abbiamo ancora un’altra meta da non perdere assolutamente e che sto aspettando con emozione.

Chi non è un fan del trono di spade forse non può capire, ma in un episodio della seconda stagione, viene fatta vedere, in mezzo alla nebbia, la strada dei Re (Kingsroad), una lunga strada diritta, dove spiccano aggrovigliati i rami di alberi di faggio, che furono piantati nel 1700, dalla famiglia Stuart.

La strada conduce alla loro tenuta e quello era il viale d’ingresso.

Nel 2016 una tempesta abbatté 10 alberi, che furono poi trasformati in porte con incise alcune scene del trono di spade per non disperderli.

Percorriamo il viale a piedi, nella speranza che altri facciano come noi e quindi di poter vedere il viale deserto.

Aspettiamo che passino due comitive di ragazzi, che ci chiedono di scattar loro una foto, dopo di ché arriva il momento tanto atteso e possiamo ammirare il viale silenzioso e deserto!

 

Ci rimettiamo in auto per la nostra ultima tappa: Portrush, altra cittadina sul mare, più grande di Portstewart, che è famosa per uno dei più grandi campi da golf dell’Irlanda.

Quando arriviamo, parcheggiamo l’auto su una scogliera che ospita un altro campo da golf (non elegante come quello sopra citato), osserviamo la gente che gioca, ma l’aria che arriva dal mare, nonostante sia tornato il sole, è fredda e carica di umidità.

Scendiamo così nella spiaggia sottostante, dove un gruppo di ragazzi con la muta e la tavola da surf sfida le onde, mamme con bambini, rigorosamente vestiti, costruiscono castelli sulla sabbia. E’ luglio eppure sembra l’Adriatico a marzo!

Risalendo dalla spiaggia incontriamo un luna park, case, negozi, insomma una cittadina molto vivace, fino a quando scopriamo che Portrush ha un’altra spiaggia, riparata dal vento, dove i bambini giocano bagnandosi i piedi in mare.

A questo punto decidiamo di tornare verso Portstewart, dove abbiamo il nostro Bed&Breakfast, perché vogliamo visitare un ultimo luogo prima di lasciare l’Irlanda del Nord; la bellissima spiaggia di Portstewart, lunga 3 km., che è stata la location del Regno di Dorne, quando Jaime Lannister e Broome vengono  intercettati dai cavalieri sulle dune in una stagione del Trono di spade.

 

La spiaggia al tramonto è molto suggestiva e…vuota…siamo gli unici a poterla apprezzare il quel momento!

Si conclude così la nostra incursione di due giorni nell’Irlanda del Nord, domattina ripartiamo verso sud, dobbiamo riavvicinarci a Dublino, dove due giorni dopo avremo l’aereo.

E quando penso che ormai questo viaggio in Irlanda, che è andato oltre le mie aspettative, non potrà più darmi molto altro, ancora non so quanta emozione mi porterà la visita al sito archeologico di Bru Na Boyne…seguitemi pertanto nella nostra 9° ed ultima tappa verso Bru Na Boyne e Howth!

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